12 ottobre 2008

    Io, il mio nemico

    di Bruno Picozzi

    Leggiamo i giornali tutti i giorni e tutti i giorni sprofondiamo in uno spiacevole stato d’animo che chiameremo disagio.
    Ovviamente il disagio risparmia tutti coloro che ne sono la causa, a partire dai membri del nostro beneamato governo fino al 60% degli Italiani che ne gradiscono l’operato. E forse vi dovremmo aggiungere anche l’intero Parlamento e una buona percentuale di silenziosi che sono tali perché, come dicono certi letterati televisivi, ‘un glie pò fregà de meno’!
    Per dirla in breve, siamo in pochi ma siamo a disagio.


    Il disagio diventa intollerabile forse proprio per questo sentirsi parte di una minoranza in fondo poco numerosa di persone oltretutto mosse da motivazioni ben diverse tra loro, che vanno dal rifiuto ideologico col pugno alzato all’opposizione pressapochista con tessera UDC. Nel mezzo c’è di tutto, acriticismo politico, punti di principio e antipatie televisive comprese!

    Eppure questo governo e questa maggioranza, ispirati da questo Presidente del Consiglio e con l’attivo contributo di questa opposizione che non fa opposizione, stanno violentando la Costituzione e lo Stato in maniera mai vista, interpretando diritti e doveri secondo schemi da autoritarismo sudamericano, imponendo decisioni in spregio alla volontà dei territori, minacciando intere categorie e perfino i poteri della Repubblica.
    Vediamo quotidianamente l’Italia in preda a soluzioni che sono peggiori dei mali, inceneritori e centrali nucleari in prima fila. Vediamo il debito pubblico allargarsi, la scuola pubblica crollare, l’università e la ricerca naufragare, la sanità morire, i prezzi crescere a dismisura, il risparmio dissolversi, il diritto ridursi a opinione e l’opinione elevarsi a verità, il territorio bruciare, la mafia proliferare, le croci celtiche moltiplicarsi… Eppure nel disastro totale l’Italiano medio si dichiara politicamente contento e soddisfatto.

    E mica solo questo! A scorrere i blog e i forum si leggono commenti senza peli sulla lingua di tanta gente che difende Borghezio e quelli simili a lui per dare addosso al ragazzo ghanese pestato a Parma e alla donna somala umiliata a Ciampino, ultimi sfortunati protagonisti di una lunga lista di episodi che hanno smosso persino la coscienza del Papa contro una possibile deriva razzista.

    Ma, viene da chiedersi, tutti questi saccenti spaventati che si vestono da crociati medievali e parlano di neri e di Islam senza essere mai usciti dal loro ultraprovincialissimo paesino prima dov’erano? Sono forse tutti nati col terzo governo Berlusconi? Forse che quando c’erano Prodi e D’Alema si nascondevano tutti nelle fogne? In sintonia con Gianluca Bifolchi, non ci sembra di ricordarlo…

    Forse è col terzo governo Berlusconi che sono nati la voragine del debito pubblico e questo sistema bancario delinquente? No, non ci sembra di ricordarlo…

    Né ricordiamo che siano di origine berlusconiana i baronati universitari, il nepotismo e il clientelismo dei politici, il disastro della scuola pubblica e della sanità, le diverse e uniche mafie del sud, le morti bianche, l’incompetente elefantismo della burocrazia, gli aumenti indiscriminati di pane e pasta, gli assurdi della spazzatura a Napoli e degli inceneritori a Brescia, i bilanci in rosso dei grandi comuni, la TAV e il MOSE, i SUV e gli strozzini, il vino alterato, i ciclisti dopati, la cellulite e la forfora.

    Insomma, non ci sembra di ricordare che prima del Berlusconi III vivessimo in un Paese perfetto. Anzi!

    Allora perché siamo a disagio adesso, noi minoranza, e ci aggrappiamo ai progetti comunque centristi di Di Pietro o meglio ascoltiamo con evidenti cenni di consenso le parole pesanti di Travaglio, Guzzanti e Grillo su quel tale che sembra la causa di tutti i mali d’Italia mentre invece i mali d’Italia vengono da molto più lontano?

    Forse dobbiamo ammettere di essere tutti noi, quelli che ci sentiamo a disagio, degli pseudo-idealisti minimal-rivoluzionari incapaci di vivere sotto regole civili condivise. Vogliamo l’Italia come piace a noi altrimenti non se ne fa nulla. Vogliamo il gelato e che sia al pistacchio, altrimenti urliamo e sbattiamo i piedi per terra.
    O forse non è così.
    Allora cerchiamo altrove la verità, indaghiamo per capire cosa ci fa sentire a disagio di questa Italia imperfetta che perfetta non è mai stata.

    Repubblica e Corriere della Sera sono i due maggiori giornali online del Paese e martedì 7 ottobre è un giorno qualsiasi. Apriamo i due siti.

    Fantacalcio e Coppa UEFA ovviamente. La crisi della finanza in USA. Le elezioni in USA. Il Nobel vinto da questo e quello. Cronaca nera e notizie pruriginose., pettegolezzi a go-go. Niente sugli oltre 50 conflitti armati nel mondo.
    Nei soliti angoli le pagine sulla politica.
    Il Presidente Napolitano vigilerà con rigore sull’uso dei decreti legge.
    Dei testimoni hanno visto i vigili picchiare il ragazzo ghanese.
    La Lega propone il permesso di soggiorno a punti.
    Fini, Presidente della Camera, afferma che il governo deve poter decidere.
    La prossima manifestazione contro il Lodo Alfano.
    Qualche eco dell’inutile referendum sulla base Dal Molin.
    Infine Veltroni che spara sull’autoritarismo: "Berlusconi è un'anomalia del sistema".

    Il disagio è lì che si agita e urla parole scomposte. Dov’è il dibattito politico? Dove sono le proposte per chiudere la voragine del debito pubblico e creare posti di lavoro? Dove le relazioni internazionali? Chi discute con gli studenti di come migliorare l’insegnamento e con i sindacati delle condizioni di sicurezza sul lavoro? Chi si oppone alla mafia?

    Scorrono univocamente sui maggiori giornali due film inediti, paralleli, necessari l’uno all’altro. Il primo è un documentario, parla di un governo decisionista che ha i numeri per governare in solitudine e li usa contro ogni tipo di minoranza, nazionale o locale che sia, il che è l’antitesi della democrazia e l’anticamera della dittatura.
    Il secondo è un film pubblicitario, uno spot infinito sulla necessità di maggiore sicurezza per le povere vecchiette indifese, aggredite da orde di neri, Rom e musulmani tagliatori di teste.
    Come sfondo ai due film l’economia che va a rotoli e che trascina a fondo non già i responsabili di cotanto disastro, banchieri, manager e frequentatori di salotti politici, ma i piccoli risparmiatori anonimi e le classi più deboli.

    Disagio…

    Questo governo è corrotto quanto gli altri, forse più degli altri o forse meno, ma si distingue da qualsiasi esperienza politica precedente nell’Italia repubblicana per la mancanza totale di dialogo con la società e con il resto del mondo politico.
    Ci raccontano che c’è un’emergenza sicurezza** e ne decidono le soluzioni, le applicano senza ascoltare nessuno e infine, cantandosela e suonandosela da sé stessi, ci fanno sapere che il tutto funziona. Finito!
    Lo stesso metodo è utilizzato per ogni dove, dalla discarica di Chiaiano al palinsesto della RAI.

    Berlusconi dichiara senza problema alcuno che per fare il tunnel della TAV in Val di Susa occorrerà impiegare “la forza militare dello Stato” (applausi del pubblico, pagante) però sia chiaro che il vero problema sono i clandestini e i Rom, le prostitute e i terroristi (ancora applausi).
    Berlusconi si lancia al galoppo impugnando la filosofia dei "vetri rotti", come fece Rudolph Giuliani a New York dieci anni fa. Contro i marciapiedi sporchi, le scritte sui muri, le marchette nei parchi e altri segnali di incoraggiamento al vandalismo e a forme di criminalità più gravi, il governo schiera le pattuglie di parà della Folgore, arma letale a difesa delle vecchiette padane (standing ovation verde-bianco-azzurra).
    Nel frattempo la famiglia media vede fortemente ridotto il suo potere di acquisto e fior di giornali parlano di povertà strisciante, mentre cori italo-fascisti scuotono l’Europa indignando perfino (a parole) un indegno come La Russa.

    Berlusconi non dialoga con l’opposizione, col territorio, con le istituzioni, con le minoranze, con le categorie, con gli studenti. Berlusconi decide e rapidamente trova soluzioni e questo agli Italiani, indubbiamente e incontrovertibilmente, piace. Petto in fuori e pancia in dentro.

    Noi minoranza a disagio proviamo a urlare che le rapide soluzioni proposte, come spesso succede, sono puri vernissage, rimedi di facciata, tamponi provvisori che non risolvono i problemi alla radice, dita maldestre che nascondono la luna.
    Ma le nostre rimostranze, per quanto rumorose, sono coperte dalla standing ovation del 60% degli Italiani contenti e soddisfatti della nuova discarica nel parco di Chiaiano, dei parà alla stazione e del nuovo reality in TV.

    Noi minoranza a disagio proviamo a far presente che l’Italia è una democrazia parlamentare basata su un perfetto equilibrio di poteri dello Stato, equilibrio appositamente creato per evitare che poche persone decidano per tutti, magari a proprio beneficio, avendo storicamente sperimentato i disastri di una tale situazione. Ma gli Italiani sono stufi di sentire chiacchiere e vogliono risultati, quali che siano. Hai voglia a discutere di bel gioco, quel che serve è uno che la palla la butti dentro!

    Noi minoranza cerchiamo di ragionare e far ragionare sul fatto che i i sistemi presidenziali decisionisti, USA e Francia in testa, sono costruiti con fior di garanzie istituzionali per cui il Presidente americano può andare sotto processo anche solo per i suoi rapporti personali con una stagista. Gli Italiani si girano dall’altro lato perché tanto delle cose personali di Berlusconi, ‘un glie pò fregà de meno’, basta che i vetri rotti non ci siano, che le prostitute si prostituiscano senza farsi vedere e che non si esageri con questi diversi che nessuno ha mai chiamato a vivere in Italia, negri arroganti che credono di stare a casa loro, musulmani che ammazzano quotidianamente donne e bambini, Rom che rapiscono e stuprano di giorno e di notte, e tutte altre amenità del genere. “I padroni siamo NOI e non LORO”, scriveva giorni fa qualcuno su un forum di Repubblica.

    Noi minoranza facciamo notare che l’emergenza sicurezza** è il principale risultato di quell’infinito spot pubblicitario necessario a giustificare il primo film, quello del decisionismo, quello che documenta un governo che vuole scegliere e fare senza consultare nessuno, procurando benefici duraturi solo a quelli del salotto buono. Ma gli Italiani rispondono in coro: impossibile! Solo gli ignoranti si fanno lavare la testa con qualche spot… E perché, un popolo che si fa convincere da tre sorrisi che bruciare la spazzatura è miglior rimedio che riutilizzarla è forse un popolo di cultura? Ma mi faccia il piacere, sentenziava Totò…

    La sensazione è veramente che questo continuo gridare “Al lupo! Al lupo!” sia uno spettacolo montato ad arte per convincere il popolo bue che, come dice il nostro Presidente della Camera, il governo deve poter decidere. Su tutto e su tutti. Sui Rom e sui clandestini, sulle centrali nucleari e sugli inceneritori, sulla TAV e sulla base di Vicenza. Manganellate a chi protesta.

    Che sia chiaro, questo gioco delle tre carte non l’ha inventato Berlusconi. Infatti anche prima del Berlusconi III il gioco della politica era straparlare di A per poi decidere su B, mettere sotto i riflettori uno specchietto per le allodole mentre al lume di una candelina si decidevano gli affari di Stato. Ma questo governo è riuscito a farne un metodo di lavoro sistematico e trasparente, le istituzioni contro il popolo, i privilegi contro il diritto, la pubblicità contro il ragionamento, il manganello contro la protesta.

    Ci vengono in mente le parole del defunto Craxi e il suo ruolo negli anni ’80. La corruzione politica e il finanziamento illecito esistevano prima del leader socialista ma fu lui a farli diventare sistema di governo, fulcro di potere, regola delle istituzioni.
    Altre volte già sono state distribuite manganellate ai dissenzienti e l’esercito è già andato per le strade, le maggioranze hanno approvato i decreti legge e le minoranze hanno protestato. Ma oggi tutto si svolge secondo il dettame del “così dev’essere e così sarà”, al riparo di un carrozzone pubblicitario che ci trasforma il crimine in calo in emergenza sicurezza** e l’acqua in vino come nemmeno Cristo seppe fare.

    Ma l’Italiano medio gioisce perché vive alla ricerca di soluzioni, rimedi, risultati, purché rapidi e tangibili. Come arrivarci non conta, conta solo che i problemi diventino invisibili. Perché farci venire mal di testa a ragionare sul come risolvere? Basta scegliere chi saprà risolvere. Vince colui che sembra più affidabile, più rapido, più ottimista, più vincente. Vince Berlusconi il sorridente e la maggioranza degli Italiani si alza in piedi e applaude.

    Noi minoranza, che vorremmo soluzioni strutturali, ragionate, magari lunghe da organizzare e realizzare ma definitive, siamo a disagio. Ci vediamo costruire intorno un Paese senza strada di ritorno in cui la mercificazione delle coste si sostituisce all’economia, gli sversatoi alla gestione dei rifiuti, le grandi opere al rilancio dell’economia, la riduzione delle tasse alla creazione di servizi, gli OGM al biologico, il precariato all’occupazione, gli specchietti per le allodole ai problemi. Un Paese in cui il fare si sostituisce al saper fare.

    Tutto questo grazie a Berlusconi, sicuramente, ma con la complicità di gran parte del Parlamento, maggioranza e opposizione, e con la più potente complicità di gran parte del popolo italiano che indifferente continua a discutere dell’ultima nomination nel reality serale.

    Noi minoranza siamo a disagio perché il governo prende decisioni a beneficio di sé stesso e il popolo italiano non protesta ma approva, applaude e si volta indifferente. Lo stesso popolo potrebbe costringere nell’angolo il decisionismo disonesto e imporre a qualsiasi governo, anche al Berlusconi III, di perseguire strade ragionate e soluzioni efficaci e condivise.

    Invece il popolo si concentra sulle scarpette di Ronaldinho e di Del Piero lasciando a Berlusconi la ricerca di soluzioni, quali che siano, e a noi minoranza questo profondo senso di disagio. Ma in fondo siamo noi che sbagliamo continuando a credere che il nemico risieda ad Arcore quando invece il vero nemico è l’indifferenza del giovane che si spara la centesima nomination o l’ultima giocata di Pinturicchio mentre il mondo intorno diventa ogni giorno peggiore.

    Abbiamo sempre pensato che il nemico fosse altrove e invece è per strada, nell’androne del palazzo, al lavoro, in casa nostra. Il vero nemico non è colui che prende decisioni ma tutti coloro che gli permettono di farlo. Il vero nemico è chi non si indigna e non protesta. Il vero nemico è il popolo che non si oppone e il popolo è i miei amici, i miei colleghi, la mia famiglia, io stesso.
    Io, il mio nemico!


    **Provando ad applicare il metodo del ragionamento scientifico, demolitore di slogan pubblicitari, andiamo sul sito dell’Istituto Nazionale di Statistica.
    Anno 2000. Totale delitti: 2.563.100. Stranieri denunciati 64.479.
    Anno 2001. Totale delitti: 2.879.171. Stranieri denunciati 89.390.
    Anno 2002. Totale delitti: 2.842.224. Stranieri denunciati 102.675.
    Anno 2003. Totale delitti: 2.890.629. Stranieri denunciati 116.392.
    Anno 2004. Totale delitti: 2.968.594. Stranieri denunciati 117.118.
    Anno 2005. Totale delitti: 2.752.514. Stranieri denunciati 130.458.
    Se guardiamo bene le tavole dell’ISTAT ci accorgiamo che solo la quinta parte dei delitti vengono associati ad un delinquente. Ci accorgiamo anche che solo la quarta parte di questi delinquenti accertati è composta da stranieri. Laonde per cui gli altri sono italiani.
    Se guardiamo anche le
    tavole relative al 2006 ci accorgiamo che la delinquenza totale è in calo. Sono in calo gli omicidi e i reati connessi al traffico di stupefacenti, aumentano enormemente le truffe e le frodi informatiche. Il numero di reati compiuto da stranieri è in aumento dal momento che, in percentuale, aumenta il numero di stranieri giunto, secondo l’ISTAT, alla cifra di 3 milioni di residenti regolari.
    Aumentano nel periodo considerato i piccoli delitti, i furti e le rapine, quelli che danno la percezione dell’insicurezza che non viene sicuramente dalle frodi informatiche o dalle scalate bancarie. Gli scippi, le rapine, le aggressioni, gli scassi e simili fanno paura più della bancarotta fraudolenta perché li viviamo in prima persona, in strada, sul lavoro, in casa nostra.


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